Era facile prevederlo, ma fa comunque impressione la situazione che si sta vivendo al confine con la Francia, provocata dal divieto di riposo in cabina vigente in quel Paese. Secondo un articolo del Secolo XIX, in quella zona i camion sostano ovunque, sulle piazzole di emergenza come negli spazi delle colonnine SOS, intasando la A10 e facendo lievitare sensibilmente il carico di traffico.

Tutta colpa del nuovo regime sul “riposo settimanale lungo” di 45 ore, nella cabina del mezzo, di cui abbiamo parlato a più riprese, che oggi è vietato e pesantemente sanzionato in Francia, Belgio, Germania e prossimamente pure in Gran Bretagna. Gli autotrasportatori dell’Est Europa, col rischio di pagare multe salatissime se scoperti a dormire nel proprio autocarro (1.500 euro per l’azienda e 500 euro per il conducente), preferiscono fermarsi a dormire in Italia, dove il divieto non è ancora vigente e in cabina si può prendere sonno senza problemi.

La regola del divieto di riposo in cabina ha per obiettivo quello di contrastare il dumping sociale, le tariffe sottocosto che possono essere mantenute solo se si tagliano tutte le spese aggiuntive, quali appunto quelle della sosta in hotel o altra struttura esterna degli autisti stessi in caso di divieto cabina. Alla fine è ovviamente più economico fermarsi prima del confine, tra Savona e Ventimiglia, addormentarsi nel veicolo e poi ripartire quando il diritto-obbligo di riposo finisce.

Contro questa situazione caotica l’Unatras ha chiesto di estendere il divieto di riposo in cabina anche all’Italia. Una decisione certamente non semplice che comporta problemi organizzativi – dal reperire le strutture per garantire il riposo ‘esterno’ all’identificare più ampie aree di sosta per i camion, visto che le attuali aree di servizio sono ampiamente sottodimensionate – a cui trovare soluzione.