Il sistema casa è da considerarsi una delle principali architravi sulle quali si fonda la manovra 2015. L’abolizione di IMU e TASI sulla prima casa, una operazione che coinvolge poco meno di 17 milioni di abitazioni e riguarda 25-30 milioni di proprietari, dovrebbe “liberare” almeno 3,5 miliardi di euro; una cifra decisamente importante che potrebbe generare notevoli benefici al settore delle costruzioni qualora venisse, anche solo parzialmente, reimpiegata in lavori di manutenzione ed efficientamento energetico degli edifici.
La riduzione del peso fiscale sui proprietari di case è sempre una buona notizia per chi lavora nel settore delle costruzioni e la conferma dei bonus fiscali sulle ristrutturazioni edilizie e sul risparmio energetico negli edifici, anche se solo per un anno, può creare quel mix necessario ad un rilancio della spesa delle famiglie, che non va dimenticato è spesso uno dei principali mercati di riferimento per le nostre imprese, che potrebbe indirizzarsi verso un aumento degli investimenti nelle costruzioni.
In questo senso va adeguatamente considerata la potenzialità dell’estensione dell’ecobonus, ma di questo provvedimento manca ancora la conferma ufficiale, alle case popolari e la costituzione del fondo di 170 milioni di euro per l’efficientamento energetico del patrimonio abitativo pubblico.
Certamente la proroga dei bonus fiscali per un solo anno denota ancora una mancanza di strategia da parte del Governo nei confronti del settore. Fin qui nulla di nuovo: la proroga annuale, o comunque limitata nel tempo, è una costante che si ripete da quando (Legge Finanziaria 1998) il provvedimento è stato varato per la prima volta.
La proroga però non era scontata in quanto, all’interno della compagine governativa, vi era più di una corrente di pensiero che premeva verso soluzioni più penalizzanti in merito alle percentuali di detrazione delle spese per i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico.
L’essere riusciti a mantenere invariate le detrazioni, che permettono risparmi di una certa consistenza a chi fa effettuare i lavori, è da considerarsi comunque un successo che dovrebbe dare ossigeno ad un mercato dove è preponderante la presenza di imprese artigiane e di piccola dimensione e sul quale, come abbiamo ipotizzato prima, potrebbe riversarsi una parte, si spera interessante, delle risorse che l’abolizione di IMU e TASI metterebbe nelle tasche dei cittadini.
La strutturalita’ delle detrazioni fiscali resta però l’elemento di politica industriale che può garantire al settore una prospettiva di uscita dalla crisi. In Parlamento si è ormai sviluppata una coscienza comune sul problema, risultato a cui non è stata estranea l’azione compiuta in questi anni dalla CNA.
Non va dimenticato che è stata proprio la CNA nel lontano 1994 a lanciare per la prima volta la proposta di detrazioni fiscali per i lavori di ristrutturazione e che sempre la CNA è stata in prima linea nel chiedere ai vari governi che si sono succeduti alla guida del paese la stabilizzazione delle detrazioni.
Nel giugno di quest’anno il convegno di presentazione del 1^ Rapporto sul mercato della installazione di impianti, organizzato da CNA e CRESME, e stata l’occasione in cui tutta la filiera del settore impiantistico, con la CNA come capofila, ha fatto sentire la sua voce in merito alla necessità di considerare le detrazioni fiscali come un aspetto fondamentale per una complessiva proposta di politica industriale per il settore delle costruzioni.
Nel corso della discussione parlamentare sulla Legge di Stabilità chiederemo la stabilizzazione delle detrazioni o quantomeno l’allungamento del loro periodo di vigenza consci che non sarà un dramma se la decisione venisse rimandata al prossimo anno. La cosa importante è che le detrazioni siano state confermate senza alterazione delle aliquote e che l’importanza dello strumento fiscale sia ormai unanimemente riconosciuta da tutte le forze politiche. Del resto sarebbe stato difficile non riconoscere la validita’ di un provvedimento che negli ultimi 3 anni ha favorito investimenti per circa 28 miliardi di euro all’anno.